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lunedì 10 settembre 2012

Filosofando #1


Titolo: Apologia di Socrate - Critone
Titolo originale: 'Απολογία Σωκράτους - Κρίτων
Autore: Platone

Editore: BUR
ISBN: //
Pagine:123

I due scritti platonici in questione appartengono ai cosidetti "primi scritti" nei quali opera la difesa di Socrate e la polemica contro i Sofisti. Nel primo scritto viene esposto il famoso processo tenutosi nel 399 a.C. contro Socrate accusato di empietà e corruzione dei giovani ateniesi, mentre nel secondo si narra il dialogo tra Critone e Socrate ed in esso quest'ultimo spiega il perché del suo rifiuto di fuggire. Queste due opere sono considerate delle pietre miliari della filosofia occidentale.
Secondo la critica filosofica in essi viene descritto il Socrate Storico, tale tesi è suffragata dal gioco di rimandi fra le parole attribuite a Socrate durante il processo e quelle pronunciate nel rifiutare il piano di fuga: tale scelta è stata probabilmente operata  in nome di una ideale coerenza tra i due scritti e il Socrate storico. Queste due opere possono essere considerate un eccellente punto di partenza per lo studio della filosofia.
Partiamo con una breve analisi della prima opera.

L'APOLOGIA
Ciò che emerge da quest'opera è il clima avverso alla filosofia socratica che si respirava in quegli anni ad Atene. Socrate nei suoi intenti seguiva una sorta di missione divina, il raggiungimento della verità e della conoscenza, ma tale missione prevedeva che egli sfidasse le personalità più potenti della città, facendosi nemici molti membri della classe dirigente ateniese che si sentiva insultata dal filosofo, il quale metteva in dubbio l'effettiva competenza di politici, artisti e letterati. Nell'Apologia viene citato l'episodio che vede protagonista Cherofonte (amico di Socrate), che domandando all'oracolo di Delfi se vi fosse qualcuno in Grecia più sapiente di Socrate, si sentì rispondere che nessuno era più sapiente di Socrate, in quanto consapevole dei limiti della sua conoscenza e dunque spinto ad una perenne ricerca della verità. L'atteggiamento di Socrate durante il processo non ha certo contribuito a renderlo simpatico agli occhi dei cinquecento giudici presenti, da lui chiamati "Ateniesi" o "concittadini", non riconoscendo in loro la capacità di poter giudicare.
Solo nel corso dell'ultima parte del processo, quando ormai il verdetto è stato emesso egli vi si rivolge con il termine "Giudici", ma solo con quella parte dell'assemblea che lo aveva assolto. L'opera si chiude con la celeberrima frase:
"Ma è ormai tempo di andar via, io per morire, voi per continuare a vivere: chi di noi vada verso sorte migliore, è oscuro a tutti tranne che al dio".

CRITONE
Il dialogo porta il nome dell'amico e coetaneo di Socrate, Critone, padre del suo discepolo Critobulo, il quale va a far visita a Socrate prima della sua esecuzione per proporgli la fuga. Socrate spiega i motivi del suo rifiuto con uno splendido dialogo immaginario tra lui e le personificazioni di Atene e delle Leggi della città, da cui emerge la volontà di Socrate di non voler rispondere ad una ingiustizia con un'altra ingiustizia in quanto ciò lo corromperebbe almeno quanto i suoi nemici ed è per questo che egli accetta in nome della sua onestà intellettuale la condanna. Critone non può far altro che condividere le parole del grande filosofo e rimanere "senza parole".

La prima lettura delle due opere avvenne negli anni liceali quando già percepii la grandezza dell'insegnamento di Socrate trasmessoci dal suo grande discepolo Platone, ma solo in seguito ad una recente rilettura sono riuscito a capire meglio le ragioni che hanno portato Socrate a preferire la morte rispetto a qualsiasi altra pena in quanto

"Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta"

Che vi accompagnino sempre buoni libri.

Luca

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